Finalmente il sì di Bruxelles è arrivato: dal primo gennaio 2016 i Paesi europei potranno aumentare le superfici a vigneto dell’1% l’anno, contribuendo così a invertire (o almeno provarci) il trend di abbandono dei terreni, ottemperando al tempo stesso a quella funzione di tutela del territorio che l’Ue ha assegnato negli ultimi anni all’agricoltura.
Il vecchio sistema di diritti d’impianto va così definitivamente in pensione, a favore di un regime che resterà in vigore fino al 2030 e le cui regole sono state pubblicate nei giorni scorsi dalla Commissione europea. Tra gli obiettivi del nuovo corso figura, in particolare, una maggiore flessibilità, con cui poter gradualmente rispondere alla crescente domanda dei Paesi Terzi (Stati Uniti e Cina in testa), compensare in tal modo la stabilità (se non calo) dei consumi prevista in Europa e fronteggiare la concorrenza sempre più agguerrita da parte di Paesi produttori quali Cile, Argentina, Australia e Sud Africa.
I diritti d’impianto dei vigneti non ancora utilizzati e ancora validi a dicembre 2015 potranno dunque essere convertiti nella nuova formula delle autorizzazioni. Dal primo gennaio del prossimo anno, però, non potranno più essere venduti tra produttori. “Il sistema – afferma Phil Hogan, commissario europeo all’agricoltura – fornisce al settore del vino europeo la flessibilità per un aumento graduale della produzione, in risposta a una crescente domanda mondiale. Allo stesso tempo, gli stati membri hanno una serie di misure di salvaguardia da attuare per affrontare possibili rischi sociali e ambientali in specifiche aree di produzione”.
Se, dunque, toccherà ai singoli Paesi definire i limiti per le superfici destinate a Dop e Igp o eventuali tetti diversi dal massimo dell’1% a livello regionale o nazionale, quale scenario è possibile prevedere, nello specifico, per l’Italia? Secondo Paolo De Castro, della commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, l’assegnazione dei nuovi diritti d’impianto si tradurrà per l’Italia in 6-7mila ettari di vigneti in più l’anno: una cifra che dovrebbe coincidere con la superficie di vigneti estirpati e che consentirebbe, perciò, di mantenere sostanzialmente inalterato il nostro potenziale viticolo. Secondo l’europarlamentare, ci troviamo di fronte a un passo importante verso una semplificazione ed è indispensabile evitare una riduzione del potenziale viticolo italiano. Per quanto riguarda la gestione delle assegnazioni, che dovrà essere regolata da un decreto applicativo, sarà necessaria una strategia nazionale per impegnare le nuove superfici nelle zone più vocate. È importante, infatti, evitare il rischio che alcune regioni riescano ad avere più diritti che poi non utilizzano e altre, invece, con una maggiore domanda, non ne abbiano.
Mariangela Molinari