I particolari parlano sempre
In quelle bottiglie Che Gianni Capovilla ha scelto per i suoi distillati, pulite, senza etichetta alcuna, ma con carta d’identità scritta a mano!, fermata da un legaccio sul tappo, intriso di ceralacca del colore del frutto di quel distillato (ecco la finezza di far materializzare la trasparenza), c’è tutta la sua visione pragmatica ma emozionale, condivisa con la figlia Olivia, figura competente e discreta, che lo affianca da tempo e lo appoggia anche nelle sue nuove scommesse. Come l’entrare, nel 2006, in società con un importatore e grande conoscitore di rhum, Luca Gargano, e un piccolo distillatore di Maria Galante in Guadalupa, Dominique Thiery, per produrre rhum con la stessa metodologia utilizzata per i distillati di frutta. Si tratta di un rhum agricole, ottenuto con il succo puro, e non diluito con acqua, della canna da zucchero pressata (bando all’utilizzo della melassa).
Questa particolare tecnica della pressatura che i distillatori locali (caraibici) non utilizzano e l’inconfondibile metodo di distillazione e fermentazione di Gianni Capovilla, consentono di lasciare inalterata la ricchezza della materia prima. Ne esce un rhum sorprendente, che non ha paragoni perché unico nel suo genere e questo già nella versione di Rhum bianco, figuriamoci l’invecchiato in botti di pregio. Provare per credere!
Nel cortile della distilleria svetta un nodoso ed armonico gelso, nato trent’anni fa da un seme caduto nell’aiuola, che spalanca i suoi rami come braccia verso il cielo, raccogliendo sotto la sua ombra molte e diverse storie, perché tutti gli ospiti è lì che sostano.
Chissà in quanti lo hanno riconosciuto come il simbolo dell’accoglienza calda di quel luogo... Lo stesso Josko Gravner, quando scende a portare le vinacce, si dedica a rifinire personalmente la sua potatura, e magari qualcuno si chiede anche il perché...questione di sensibilità.
Leggi la prima parte della storia di Vittorio Gianni Capovilla