C’è una data, Maurizio, che ha segna il tuo percorso professionale?
“È il 1993 quando, alla ricerca di lavoro, vengo a sapere che a Limone sul Garda, presso il Park Hotel Imperial, un cinque stelle lusso che già a quell’epoca aveva al suo interno un Centro Tao, una Natural Medical SPA (prima in Italia), stavano cercando un capo partita. Quando incontro lo chef, Ernesto Maiorca, scopro di conoscerlo: avevo lavorato con lui al Savoy di Siracusa. Poi le nostre strade si erano separate, lui è andato all’estero dove ha cominciato a interessarsi di cucina macrobiotica, avendo conosciuto Renè Levi, allievo del fondatore George Osawa, e una volta rientrato era approdato all’Imperial.
“Unisciti a noi – mi ha detto, riconoscendomi, lo chef – qui facciamo cucina macrobiotica e cucina mediterranea, opportunamente distinte”. Vedendomi un po’ spaventato aggiunge: “Non ti preoccupare, intanto partiamo dalla cucina mediterranea. E così è stato finché non mi chiede di iniziare a fare qualcosa anche per la cucina macrobiotica, in questo contesto vocato al benessere dove, fra le altre cose, c’era anche un innesto di medicina naturale. E subito mi ha affibbiato quattro libri con un monito: ‘Studia!’. L’impostazione era molto seria: facevamo un briefing mensile col direttore scientifico del centro e due briefing settimanali con lo chef, molto preparato. Ci spiegava i piatti, le quantità, le cotture! Per ammorbidire i cereali in cottura, ad esempio, utilizzavamo le alghe, che li arricchivano di ferro e sali minerali. Le alghe, che lo chef ci faceva notare essere l’alimento più ricco di ferro sul pianeta, quelle le avevamo in quantità anche per zuppe e insalate. Le dulse, alghe rosse sono ottime in insalata. E il miglio, che oggi tanto sta tornando alla ribalta, ci veniva spiegato che doveva avere una cottura lenta, a partire dall’acqua fredda perché, diceva lo chef: “deve fiorire, aprirsi bene”. Inutile dire che questo nuovo mi prendeva al punto che, vista la mia voglia di crescere, lo chef mi fa mettere mano in entrambe le cucine, la mediterranea e la macrobiotica. Quando lascia per un nuovo incarico gli subentro io. In quel periodo approfitto per seguire corsi. Intanto nel mio piccolo inizio ad elaborare una cucina che associ la mediterranea e la macrobiotica, che definisco cucina del benessere, senza addentrarmi a spiegarla però perché sarei stato cassato a priori, temendo che fosse troppo scarna, e la applico a Villa Politi dove, al mio ritorno in Sicilia, mi chiamano come chef”.