La legge (decreto ministeriale 21/3/1973) parla chiaro: le confezioni di cartone per la pizza da asporto devono contenere solo cellulosa "vergine", ma non è così per l'Unione nazionale consumatori, secondo la quale la parte esterna delle scatole spesso è prodotta con cellulosa ricavata da carta riciclata che, proveniendo dal macero, possono rilasciare sostanze tossiche, in particolare il Dipb (diisobutiliftalato), un solvente utilizzato nel riciclaggio della carta per togliere inchiostri e coloranti.
Il fatto è che in Italia ogni giorno 1,5 milioni di pizze vengono trasportate in confezioni di cartone, ma circa il 90% dei produttori delle scatole utilizza cartone con un contenuto di macero mai inferiore al 20%, per un totale di 2 milioni di pizze da asporto che ogni giorno viaggino non a norma di legge. Il fastidioso odore e il retrogusto sgradevole che a volte si avvertono aprendo una scatola di pizza e degustandola ne alimentano il sospetto.
Il motivo per il quale la legge è spesso aggirata trova spiegazione in un paradosso tutto italiano: nonostante sia obbligatorio l'uso di carta di pura cellulosa e vietato l'impiego di carta da macero, il decreto non prevede l'obbligo di dichiarare sulle scatole l’attestazione di conformità alla norma.
Quindi, ciò che le pizzerie dovrebbero pretendere dai loro fornitori di contenitori d’asporto è la garanzia di materie prime utilizzate per il rispetto assoluto delle disposizioni EU, cioè scegliere prodotti certificati e rintracciabili.
Anche perché la legge non ammette ignoranza: secondo l’articolo 6 del Decreto ministeriale 21/3/1973 “le imprese che producono oggetti destinati a venire in contatto con sostanze alimentari sono tenute a controllarne la rispondenza alle norme ad essi applicabili e a dimostrare in ogni momento di aver adeguatamente provveduto ai controlli ed accertamenti necessari”.
Meglio quindi non farsi attrarre dal prezzo allettante e selezionare i fornitori giusti che, se sono in regola, hanno tutto l’interesse ad inserire la dicitura stampata dei materiali. Se è vero che esistono aziende sul mercato che non rispettano le regole, è altrettanto vero che ci sono aziende che queste regole le seguono e che fanno della sicurezza un punto di riferimento che gli permette di emergere sul mercato e di continuare a
Un’azienda di packaging che recentemente si è proposta col brevetto di un contenitore innovativo e tecnologico è la napoletana Ipacketrade, che ha aggirato l’ostacolo rivestendo il cartone per pizza con uno strato di Pet sottilissimo di appena 12 micron, successivamente metallizzato di alluminio mediante un processo di sottovuoto. Il contenitore si chiama Lampo, acronimo di Laminated Material Packaging Opportunities, e fornisce un ulteriore vantaggio: mantiene calda la pizza, con una maggiore tenuta del calore perché evita lo scambio termico con l’esterno; non altera il sapore della pizza perché il sapore non viene alterato da colle o dal cartone e non fa passare l'olio del condimento, fornendo un miglior servizio al cliente che evita di ungersi le mani. Inoltre, il contenitore ha un risvolto ecologico: può essere riutilizzato, dopo essere stato ripulito con un semplice panno.
Per informazioni:
http://www.tipizza.ch/site/lampo/21-lampo
Altra azienda che si distingue nel mercato nazionale per la produzione e distribuzione di prodotti per l'imballaggio ed il confezionamento di alimenti e soprattutto per la particolare attenzione riservata alla qualità dei materiali, rigorosamente certificati per uso alimentare secondo le normative vigenti è il Gruppo Pluripack s.r.l di Roma, che realizza contenitori in polistirolo alimentare trasparente. Il prodotto non lascia residui e non altera le caratteristiche organolettiche della pizza, conservandola croccante e fragrante.
Per informazioni:
http://www.contenitoriperalimenti.it/contatti.html
La produzione della Papermill di Seggiano di Pioltello (Mi), è interamente realizzata con carta 100% alimentare e certificata Iso e Cee, rintracciabile attraverso il numero di Lotto riportato all’esterno della confezione. L’azienda ha una produzione giornaliera di 300 mila scatole per pizza per un volume d'affari che si aggira intorno ai 3 milioni di euro all'anno.
Lo stesso vale per World Box di Rivolta d’Adda (Cr), che utilizza materiali garantiti, puntando alla qualità anche se a un prezzo leggermente più alto e riportando sul retro del cartone tutte le diciture che ne certificano la sicurezza.
A Limbiate (MB) c’è Liner Italia che da 30 anni produce scatole per alimenti, con l’obiettivo di una costante ricerca e del mantenimento dei livelli di eccellenza delle materie prime per il rispetto assoluto delle disposizioni EU.
Per informazioni:
http://www.linerit.com/