Nonostante la crisi gli italiani non abbandonano le abitudini di andare al ristorante, di fare colazione al bar, di uscire la sera e darsi alla “movida”. Sembrerà paradossale ma la fotografia che Fipe ha fatto del settore “fuori casa” è proprio questo.
“Certo – dice il suo presidente, Lino Stoppani - la crisi c’è e si vede, ma il settore tiene meglio rispetto ad altri. Se si considera che dal 2008 al 2012 il mercato domestico dei consumi alimentari ha perso 15 miliardi di euro e il nostro soltanto 1,5, possiamo dire di aver tenuto bene e ringraziare gli italiani di non essersi dimenticati di andare al ristorante”.
In preparazione di Host la Federazione Italiana Pubblici Esercizi ha illustrato alla presenza del suo presidente, del direttore generale, Marcello Fiore e del direttore dell’ufficio studi, Luciano Sbraga, i dati di un’ultima ricerca presentata col nome “P.E. 24h La cas@ fuori casa”. L’occasione ha consentito poi di illustrare le ragioni della partecipazione di Fipe all’imminente evento fieristico ritenuto tra i più importanti del settore prima di Expo 2015.
Il presidente Stoppani nella sua introduzione ha voluto motivare questa presenza dando due motivi: “Il primo, sostenere gli associati di Fipe a superare questa crisi offrendo spunti e momenti di confronto utili nel lavoro; il secondo, perché Fipe vuole raccontare come la categoria dei pubblici esercizi accompagni gli italiani lungo l’arco della giornata, offrendo qualità e garantendo servizi di ospitalità indispensabili al lavoro come al divertimento”.
Superata la parte dedicata all’evento fieristico, per illustrare meglio lo scenario della serie “ i consumi tutto sommato tengono”, il direttore dell’ufficio studi, Luciano Sbraga, pur ribadendo con dati e tabelle che la crisi esiste e si fa sentire, non è lineare e soprattutto non è ovunque. In controtendenza ci sarebbero ristoranti e locali che proponendosi con menu veloci, alternativi e con format in sintonia col target di clientela, non sentono la crisi. Di conseguenza il dato non così negativo verrebbe spiegato.
La spesa delle famiglie italiane, è ricordato nella ricerca, vale nei consumi “fuori casa” 73 miliardi di euro, pari al 35% dell’intera spesa alimentare. “Dopo Spagna e Gran Bretagna – dice Sbraga – l’Italia è il Paese europeo con la maggiore incidenza di consumi fuori casa”. Singolarmente ogni italiano spende 1200 euro all’anno quando i francesi ne spendono il 32% in meno e i tedeschi ben il 53% in meno sempre rispetto agli italiani.
Se i consumi al bar tutto sommato tengono, a soffrire di più è comunque il ristorante della pausa pranzo. Fipe ha calcolato che dal 2008 al 2012 ben 204 mila persone non sono più entrate in un pubblico esercizio per mangiare a mezzogiorno. Mentre è la cena a riserbare le maggiori sorprese: per il 30% degli italiani è diventato il pasto principale della giornata quando vent’anni fa il dato non superava il 17%.
Tra destrutturazione dei pasti e cambiamenti negli stili di vita, la domanda nel “fuori casa” è senz’altro cambiata, ma l’aspetto certamente più sensibile da rimarcare rimane comunque il calo dei consumi. Solo nel 2012 hanno perso in termini assoluti 1,6 miliardi di euro (il 2,5% in meno rispetto all’anno precedente) con un saldo delle attività negativo per ben 9200 unità. E le previsioni per il 2013 non sono affatto rosee tanto che si prevede un altro calo dell’1,3%. In soli due anni il settore “fuori casa” ha perso 4 punti percentuali, dati che nessuno avrebbe mai immaginato prima della crisi.
Nonostante questi dati Fipe ha voluto spiegarci che la crisi c’è, ma chi è nella ristorazione sta meno peggio di altri. Come dire: è febbre, ma fin che non è polmonite possiamo ancora sperare.
Roberto Martinelli