La solidità va costruita tassello su tassello
In ogni storia che si rispetti, se si è dotati di onestà intellettuale, si riconoscono tempi e persone che vi hanno inciso. E se si è magnanimi lo si dice apertamente: “L’arrivo del nostro attuale direttore commerciale, Massimo Zaccari, nel 2014, ci ha cambiato pelle. Eravamo molto focalizzati su prodotti mass market. Con lui abbiamo ottimizzato il processo produttivo andando ad aumentare costantemente la qualità del prodotto, e lo abbiamo fatto anche attraverso parecchi investimenti in innovazione tecnologica. E sia chiaro – ci tiene a specificarlo Beatrice - che questo non ha comportato la diminuzione di personale, da quattro che eravamo siamo arrivati a 300 dipendenti – ma, anzi, una loro formazione per essere in grado di gestire a livello informatico tutti i processi. E ci teniamo a sottolineare che nella nostra azienda attuiamo un controllo di filiera fin dall’inizio: acquistiamo pezzi di maiale o mezzene, estrapoliamo le diverse parti e decidiamo cosa farne. Viene tutto lavorato da noi e questo fa la differenza sulla qualità dei prodotti” spiega Giampaolo che è un profondo conoscitore della carne e geniale nello studiare soluzioni in termini di automazione.
A questo punto voglio parlare anche con Massimo Zaccari e il responsabile vendite Simone Checchi, che interagiscono strettamente, insieme a un gruppo di colleghi, con la proprietà. Che anche loro raccontino, lato collaboratori /dipendenti, di questa che si è già delineata come una realtà capace di dare non pochi spunti di riflessione.
Mi colpisce il loro modo accorato di parlare di questa azienda che considerano affettivamente cosa loro. Sento forte sulla pelle, mentre si alternano nel racconto, i sentimenti, gli stati emotivi che li hanno attraversati nei vari stadi prima di entrare a regime e comprendo che li anima una motivazione profonda, strutturata, per niente superficiale, come di chi nel tempo ha messo radici. “Indimenticabile – ci racconta Massimo Zaccari- la “benzina emotiva”, che ha rappresentato in quei frangenti in cui ci siamo trovati a fare salti mortali, è stata la benevolenza del cliente e l’accettazione di tempi di consegna meno immediati, di contro a quello che avrebbe potuto essere disinteresse”. E aggiunge Simone Checchi: “Solo in certe situazioni riesci a capire se il rapporto col cliente era sano o incentrato sul business”.
“C’è anche da dire – prosegue Massimo Zaccari - che siamo un’azienda con un buon carico di energia personale che si assomma, vivendo noi tutti la dimensione di gruppo, di famiglia”.
“A fronte di un atteggiamento rigoroso, che chiede rigore – rimarca Simone Checchi - viene poi accordata quella fiducia che ti consente di lavorare serenamente e portare avanti le cose in autonomia - senza che venga detto cosa fare - ma condividendo, confrontandosi. Giusto per preservare questo delicato equilibrio, nella scelta delle persone il profilo personale viene privilegiato rispetto a quello professionale, perché avere un’affinità di visione è più importante, in un simile sistema”.
Punte di diamante
Non si può a questo punto non parlare dei prodotti di quest’azienda, di certe punte di diamante.
Di solito è da questo che si parte, noi ci arriviamo a conclusione della chiacchierata perché è semplicemente un “ne consegue” di uno stare al mondo, di un approcciare al lavoro, di far prevalere con forza certi principi che a ben guardare non sono che la naturale materializzazione della parola sostenibilità.
“Una delle soddisfazioni più grandi - ci confida Massimo Zaccari – è stato ricevere un riconoscimento, 5 spilli sulla Guida salumi d’Italia, per il Salame Ungherese, salame a grana finissima, con aromi e spezie naturali, realizzato nello stabilimento in cui stiamo operando, a conferma di una filosofia produttiva improntata nel precedente stabilimento. C’è poi un prodotto nato dopo l’incendio, il prosciutto cotto Oro Rosa Riserva, legato a mano e disossato in maniera antica (sfilato l’osso), premiato a sorpresa fra i primi 10 migliori cotti d’Italia dal Gambero Rosso. Dietro questo prodotto c’è la ricerca di una materia prima pregiata, lavorata in modo artigianale, una cottura sottovuoto superiore alla media (27 ore contro le 17/20 convenzionali) e un sistema piuttosto arcaico di aromatizzazione, per cui viene fatta una bollita con diverse verdure e spezie, ne viene estratto un brodo vegetale che unito alla carne le farà esprimere profumi e aromi di una volta. Una fetta di Oro Rosa si presta anche ad essere tagliata a mano e assaporata spessa, per la sua morbidezza, particolare scioglievolezza e perché ci riconduce a quella dimensione del ricordo che ci scalda l’anima”.
Parlando di cotto Giampaolo mi regala una chicca. “Si ricordi - mi dice – che il prosciutto cotto non è un prodotto che dopo la cottura ha già un gusto stabile. Anche una volta confezionato ha una continua maturazione, seppur sottovuoto. Un cotto appena fatto è come un pandoro appena fatto: l’aromatizzazione è ancora vagante”. Più ti cali nel prodotto per bocca del produttore e più ne scopri!”
Cosa mi resta dei tre fratelli Coati? Il loro volersi bene ed essere improntati al bene dei propri dipendenti: 300 figli che non stanno mancando di contribuire alle non poche soddisfazioni macinate dall’azienda.
L’amore fa grandi cose! La vera rivoluzione, oggi che ci arrampichiamo persino sugli specchi, sta tutta qui!