Mentre si arriva da Salìs, il ristorante incastonato nelle colline di Valdobbiadene, non raccontare il paesaggio circostante è praticamente impossibile. I rilievi costellati di vigneti - Patrimonio UNESCO dal 2019 - si prendono la scena man mano che ci si arrampica fino a Strada per Saccol.
Ad ogni svolta un cambio di scenario caratterizza la tratta fino a che si raggiunge il ristorante. Lo spettacolo non si arresta, una volta arrivati a destinazione: sia dalle sale interne che dalla veranda si possono continuare ad ammirare le linee sinuose scandite dai filari mentre ci si gode il pranzo o la cena nella mite atmosfera di collina. Una scelta voluta, quella di valorizzare il panorama, come lo è stato esaltare l’edificio che lo ospita.
L’incontro con Chiara
Una volta incrociata la voce di Chiara Barisan, chef e titolare, si apprende che qui il contesto paesaggistico assume la giusta importanza ma non è affatto l’unico perno su cui gravita l’attività. Chiara ha scelto di aderire ad Amodo, la rete dei ristoranti etici, nella primavera scorsa, perché sente corrispondenza con la maggior parte dei punti che compongono il decalogo. Prima di parlarne però, vogliamo approfondire la sua storia e quella di Salìs.
“Non ho una storia familiare legata alla ristorazione, la mia passione per la cucina è nata sin dalla frequentazione all’Istituto Alberghiero di Vittorio Veneto. Ho fatto esperienza in alcuni indirizzi storici della zona, delle insegne-istituzione per chi frequenta la zona del Prosecco, e poi, a 23 anni, mi sono lanciata in questa avventura. Ho visto diversi locali ma questo mi è entrato dentro, ho sentito che era il mio luogo”, ci racconta Chiara.
È nato così nel 2013 Salìs, il cui nome descrive un legame profondo con il territorio.
“Salìs racconta una componente fondamentale di questa zona vitivinicola, il silicio. Abbiamo scelto questo nome per far intuire che siamo ancorati al territorio. Con il passare degli anni il ristorante ha affrontato un’evoluzione, sia nella cucina che nelle altre componenti. Dai piatti semplici, proposti nelle prime stagioni, siamo passati a una proposta più ricercata, che non si ostina a parlare di Veneto ma che abbraccia anche altre materie prime italiane”.