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Salìs

30/01/2024

Salìs

Mentre si arriva da Salìs, il ristorante incastonato nelle colline di Valdobbiadene, non raccontare il paesaggio circostante è praticamente impossibile. I rilievi costellati di vigneti - Patrimonio UNESCO dal 2019 - si prendono la scena man mano che ci si arrampica fino a Strada per Saccol. 

Ad ogni svolta un cambio di scenario caratterizza la tratta fino a che si raggiunge il ristorante. Lo spettacolo non si arresta, una volta arrivati a destinazione: sia dalle sale interne che dalla veranda si possono continuare ad ammirare le linee sinuose scandite dai filari mentre ci si gode il pranzo o la cena nella mite atmosfera di collina. Una scelta voluta, quella di valorizzare il panorama, come lo è stato esaltare l’edificio che lo ospita.

 

L’incontro con Chiara

Una volta incrociata la voce di Chiara Barisan, chef e titolare, si apprende che qui il contesto paesaggistico assume la giusta importanza ma non è affatto l’unico perno su cui gravita l’attività. Chiara ha scelto di aderire ad Amodo, la rete dei ristoranti etici, nella primavera scorsa, perché sente corrispondenza con la maggior parte dei punti che compongono il decalogo. Prima di parlarne però, vogliamo approfondire la sua storia e quella di Salìs.

“Non ho una storia familiare legata alla ristorazione, la mia passione per la cucina è nata sin dalla frequentazione all’Istituto Alberghiero di Vittorio Veneto. Ho fatto esperienza in alcuni indirizzi storici della zona, delle insegne-istituzione per chi frequenta la zona del Prosecco, e poi, a 23 anni, mi sono lanciata in questa avventura. Ho visto diversi locali ma questo mi è entrato dentro, ho sentito che era il mio luogo”, ci racconta Chiara. 

È nato così nel 2013 Salìs, il cui nome descrive un legame profondo con il territorio. 

“Salìs racconta una componente fondamentale di questa zona vitivinicola, il silicio. Abbiamo scelto questo nome per far intuire che siamo ancorati al territorio. Con il passare degli anni il ristorante ha affrontato un’evoluzione, sia nella cucina che nelle altre componenti. Dai piatti semplici, proposti nelle prime stagioni, siamo passati a una proposta più ricercata, che non si ostina a parlare di Veneto ma che abbraccia anche altre materie prime italiane”.

Salìs

Il punto che nel decalogo non c’è

Nel decalogo su cui si erge Amodo, la rete dei ristoranti etici, c’è un punto, per così dire, sottinteso, ma che rappresenta l’essenza del fare ristorazione (e non solo). 

Stiamo parlando della capacità di evolvere, cambiare, anche attraverso gli errori. Chiara ce lo racconta con cura e onestà intellettuale, mentre rientra da Roma dove si è recata per un corso sul vino.

“Se guardo indietro, agli inizi, sorrido. Gli sbagli in corso d’opera hanno segnato la storia di Salìs, soprattutto agli inizi, come immagino sia avvenuto in tanti altre insegne. L’importante credo sia sempre imparare dai propri errori, guardarsi attentamente, mettersi in discussione. Personalmente ho sempre cercato di crescere a livello professionale mettendomi alla prova con la frequentazione di corsi più o meno legati alla mia attività in cucina. È un modo per crescere e allargare, per mutare”.

Salìs

La squadra di giovani e il rapporto con il luogo

Da Salìs il team è formato principalmente da giovani. E anche su questo Chiara ha le idee cristalline. 

“Credo che i giovani debbano fare e partecipare alla ristorazione. Non con supponenza, non credendo di essere impeccabili. Però devono provarci e metterci passione. Noi siamo contenti della squadra che abbiamo, composta per la maggior parte da ragazzi under 30. Chi ha qualche anno in più ha scelto questo lavoro con grande consapevolezza, anche questo aiuta a motivare chi ha un’età inferiore ed è alle prime esperienze professionali. Quello che conta, a prescindere dall’età anagrafica - continua Chiara - è che le persone vengano pagate. Nascondersi dietro la parola stage e non pagare i propri collaboratori è assolutamente sbagliato. Chi dà il suo contributo all’interno di un’attività di ristorazione dev’essere riconosciuto economicamente”. 

In quanto al rapporto con il luogo e al target di frequentazione invece ci dice: “In estate, naturalmente, c’è un flusso abbondante di turisti. Non è la costante nelle altre stagioni in cui siamo scelti anche da frequentatori locali. Lavoreremo sempre di più per stabilire una connessione con le persone del luogo, con i nostri conterranei. In Italia manca la capacità di fare davvero rete, di costruire appetibilità turistica in modo coeso. Ci auguriamo che i risultati di questa interazione siano sempre più proficui!”. Non abbiamo parlato di cucina e accoglienza, che si aggiungono naturalmente alle ottime ragioni per fare visita al Ristorante Salìs di Valdobbiadene.

Salìs

Salìs

Str. per Saccol, 52, 31049 
0423 900561
Valdobbiadene
www.salisristorante.it


Foto:  Mattia Mionetto

a cura di

Giulia Zampieri

Giornalista, di origini padovane ma di radici mai definite, fa parte del team di sala&cucina sin dalle prime battute. Ama scrivere di territori e persone, oltre che di cucina e vini. Si dedica alle discipline digitali, al viaggio e collabora con alcune guide di settore.
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