Città
turistica da un lato, capitale d’Italia dall’alto, Roma è città di grandi flussi e differenti abitudini, in costante movimento
tra locali storici e nuove aperture. Stefania
C. è dirigente del Ministero Economia e Finanze e almeno una volta a
settimana era solita incontrare gli amici al ristorante. È una cliente abituale
dei migliori ritrovi e ama sperimentare ma ora è molto cauta e un po’ perplessa
riguardo agli sviluppi della situazione che a Roma si presenta disomogenea; per
tornare alla normalità, Stefania
pretende che le regole siano rispettate scrupolosamente, sulla sicurezza non
transige : “Ho avuto poche esperienze in questo periodo, solo due volte
sono uscita per incontrare gli amici e una volta per lavoro e ho avuto tre
esperienze molto diverse. Il ristorante dove mi sono sentita perfettamente a
mio agio è stato un famoso locale vegetariano di via Margutta dove avevamo
organizzato una piccola riunione e siamo stati accolti in maniera encomiabile,
l’allestimento della sala era molto scrupoloso nel rispetto del distanziamento –
su grandi tavoli che prima ospitavano otto persone, ora ce ne stavano quattro -
e il servizio impeccabile, come sempre, e oltre alla nostra comitiva c’erano
altre persone in sala: insomma, un’ottima impressione. In precedenza ero tornata
nel ristorante vicino all’ufficio per pranzare con un collega e lì la
situazione era molto diversa: su minuscoli tavolini all’aperto probabilmente
concepiti per coppie di congiunti, dove era impossibile mantenere la distanza
tanto che abbiamo dovuto accostarne un altro per mangiare insieme ma in
sicurezza, ci hanno servito il pranzo di sempre ma scontato del 30%, un chiaro
segnale di crisi purtroppo. Ma l’esperienza più negativa l’ho avuta nel
nuovissimo ristorante di un cuoco famoso dove pretendevano di farci cenare, in cinque,
su tre tavolini separati da due barriere di plexiglass. Una situazione orribile
proposta in maniera scortese, tanto che ce ne siamo andate. La socializzazione è uno degli elementi
fondamentali per gustare una cena in compagnia, l’ospitalità non può
mancare di questi presupposti. La
sensibilità e la responsabilità del gestore, sempre importanti, in questo
frangente diventano fondamentali. A Roma, la gente esce volentieri,
comunque, tanto che con alcune amiche abbiamo cercato di prenotare la cena nel
nuovo ristorante all’interno del museo Maxxi, dotato di uno splendido giardino,
ed era tutto esaurito. Mi pare un segnale incoraggiante”.