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Il bikini catalano

13/09/2023

Il bikini catalano

Niente paura, questo non è il solito articolo nostalgico di fine estate che parla delle nuove tendenze osservate sulle spiagge. La storia che stiamo per raccontarvi non ha niente a che vedere con arcipelaghi nell’oceano Pacifico, né con indumenti da spiaggia femminili. L’equivoco nasce a causa di un sandwich diventato famoso a Barcellona, la cui storia coinvolge una sala da ballo, la dittatura franchista, e la passione di un uomo per la cucina francese. 

Nel 1953, mentre il mondo assisteva alla prima scalata dell’Everest e all’incoronazione della regina Elisabetta II, la Spagna non stava vivendo uno dei suoi periodi migliori, ancora saldamente sotto il controllo del dittatore Franco. È proprio in quest’anno che, a Barcellona, un imprenditore belga, Enric Henning, decise di aprire un locale nell’ Avinguda Diagonal, una delle principali arterie cittadine, così chiamata per la sua caratteristica di tagliare di traverso tutta la città, da est a ovest.   Non lontano dalla zona dove oggi si trova lo stadio cittadino, il celebre Camp Nou, nacque quindi la Sala Bikini, che diventò rapidamente un punto di riferimento per le sue serate musicali, ma anche per il dehor esterno, dove venne costruito il primo minigolf di tutta la Spagna. 

La prima versione del bikini, ispirata al croque-monsieur, era farcita con prosciutto cotto e formaggio, e il tramezzino veniva scaldato alla piastra. La prima versione del bikini, ispirata al croque-monsieur, era farcita con prosciutto cotto e formaggio, e il tramezzino veniva scaldato alla piastra.

Henning era un appassionato di cucina francese, tanto che all’interno del menù del suo locale decise di proporre vari piatti di ispirazione parigina, tra i quali una sua versione del celebre croque-monsieur, che venne subito apprezzata dai clienti. Non potendo chiamare il sandwich con il nome originale, a causa delle rigide leggi franchiste che imponevano limiti all’uso di parole straniere, tra i clienti si diffuse l’usanza di ordinare il “Bocadillo (panino) della casa”, che in breve diventò il “Bocadillo Bikini”, finché a poco a poco non rimase solo il nome bikini o, nel suo adattamento alla lingua spagnola, “Biquini”. 

Ingresso del locale Bikini di Barcellona, anni 50 Ingresso del locale Bikini di Barcellona, anni 50

Dal locale poi, il termine si diffuse a macchia d’olio prima in tutta la città, poi in tutta la regione, dove ancora oggi viene utilizzato per chiamare i generici tramezzini, ed è considerato uno dei prodotti più iconici della cultura catalana. Attenzione però perché, se dovesse capitarvi di andare in altri luoghi della Spagna, è probabile che chiedendo un bikini più di una persona vi guardi storto, non sapendo bene a cosa vi stiate riferendo. 

Un bikini servito nel nuovo locale Rocambolesc dello chef Roca Un bikini servito nel nuovo locale Rocambolesc dello chef Roca

Nonostante questo però, il nome bikini si sta facendo sempre più famoso nella scena ristorativa internazionale, grazie a chef catalani che fanno conoscere questo prodotto all’estero. Così oggi giorno è facile trovare bikini a Los Angeles o New York, dove il sandwich cerca di imporsi sul più comune e decisamente più americano gilled cheese.

Rimanendo in Spagna, Jordi Roca, il più giovane dei tre fratelli dietro all’insegna del Celler de Can Roca di Girona, due volte in vetta alla classifica dei migliori al mondo secondo la The World's 50 Best Restaurants, ha da poco inaugurato nella stessa città un nuovo locale per rendere omaggio proprio a questo iconico protagonista della gastronomia catalana, il Rocambolesc Bikineria. 

Da semplice cibo per una sala da ballo a star della cucina gourmet spagnola, la parabola del bikini non accenna a curvarsi. Che sia merito della sua semplicità o del suo nome curioso non ci è dato saperlo, quello che è certo è che per avere 70 anni gode di ottima salute. 



copertina tratta da_ https://labikineria.es/

a cura di

Federico Panetta

Varesotto di origine, è come una biglia nel flipper dell'enogastronomia. Dopo la formazione alberghiera lavora in cucina e si laurea in Scienze Gastronomiche presso l’Università di Parma. Oggi si occupa di comunicazione gastronomica collaborando con diverse riviste di settore.
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