All’incontro “Opportunità e Minacce per i vini bianchi di eccellenza”, organizzato a Gorizia dal Consorzio di Tutela Vini Collio e Carso con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia e moderato dal giornalista del Sole 24 Ore Giorgio Dell’Orefice, si è parlato di una rivincita dei vini bianchi italiani.
Dopo un’introduzione sulla viticoltura italiana di Antonio Calò, Presidente dell’Accademia della Vite e del Vino, che ha introdotto con una panoramica sulla viticoltura italiana, la parola è passata al guru del vino nel mondo anglosassone, Antonio Galloni, invitato in Italia dell’americano Robert Parker che, ogni anno, redige la classifica dei migliori vini italiani su “The Wine Advocate”, considerata una delle newsletter più influenti del mondo.
Parker che ha sempre dimostrato preferenza per i rossi, nell’occasione ha dimostrato una crescente apertura per i vini bianchi da parte del consumatore americano. Le motivazioni riguardano il cambiamento di profilo del consumatore di vino. Di quel 20% di popolazione che beve vino, oggi il 95%, costituito in buona parte da donne o da giovani tra i 20 e 30 anni, non lo acquista per conservarlo a lungo in cantina ma lo consuma in serata o come aperitivo o per accompagnarlo ad una cena. Il vino preferito ha cambiato i connotati: meno alcolico e meno barricato, quindi più frequentemente bianco.
Se si aggiunge che negli Stati Uniti la ristorazione italiana è sempre più forte, per la nostra enologia vi sono ottime opportunità.
Anche nel Regno Unito, come spiegato da Filip Cayman di Wine Intelligence, società specializzata in indagini di mercato del vino, 28,3 milioni di consumatori per l’82% considerano il vino bianco parte delle sue scelte. Anche qui i giovani si rivelano un mercato obiettivo perché curiosi, sperimentatori, dotati di buon potere di acquisto e affascinati dall’Italia.
Diverso il posizionamento dei vini bianchi italiani in Asia, come spiegato da Michèle Shah. L’Italia è di moda, ma i suoi vini sono ancora poco conosciuti, specialmente i bianchi, perché il nostro paese è visto come terra di rossi. Il consiglio per i produttori è quello di girare il mondo per capire cosa ci si aspetta da loro e di comunicare la propria identità e la storia del territorio da cui il vino proviene, piuttosto che i dati sulle analisi chimiche o quanto è stato affinato in legno.
Necessità sottolineata anche dall’americano Paul Wagner di Balzac Consulting: il consumatore apre una bottiglia di vino per viaggiare con l’immaginazione, conoscere una storia.
Insomma il futuro del vino è bianco e il vino è sempre più protagonista nei consumi conviviali che non nei simposi dei grandi esperti.
“L’incontro è stato anzitutto una straordinaria opportunità per fare sistema tra gli attori del territorio. – Afferma la presidente del Consorzio Patrizia Felluga. – Dagli interventi è emerso che il futuro è bianco. Lo stile a tavola, che privilegia una cucina sempre più leggera, l’alta percentuale di donne che comprano il vino, la ricerca di prodotti che si abbinino al cibo, la riscoperta degli autoctoni sono solo alcune delle motivazioni. Per noi il futuro è Collio Bianco, la nostra bandiera.“
Maurizia Martelli