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Il significato di qualità per Marco Sacco

20/02/2012

Il significato di qualità per Marco Sacco
Se il cuoco si soffermasse nella quotidiana ricerca del meglio al solo prodotto, il nostro ruolo sarebbe banale, mi sentirei un buon "cane da tartufo" che però, una volta scovato l'ottimo frutto della terra, lo passa di mano.
Il cuoco è stato definito in molti modo, il più ardito ed intrigante, ma forse eccessivo, è "alchimista".
Siamo, invece, più realisticamente, dei trasformatori, di più o meno buon livello, ma tali rimaniamo.
La qualità, dunque, è un insieme di fattori: la ricerca, che si basa sull'esperienza, la trasformazione, che si basa su conoscenza delle tecniche, mestiere e creatività, a queste, però, per un cuoco che è anche un ristoratore e, di fatto, è un mediatore culturale, si aggiungono altri parametri che possiamo riassumere in un concetto: l'accoglienza.
Non posso prescindere da nessuno di questi elementi per giudicare il mio lavoro e, dunque, il livello qualitativo, perché è evidente al consumatore, per me il cliente, che se io son capace di scoprire un buon prodotto, lo so cucinare con maestria ed il risultato non è casuale, ma lo so ripetere all'infinito (standardizzazione), ma so anche presentarlo nel modo corretto, anzi nel modo che le più alte aspettative del cliente richiedono, allora avrò raggiunto la qualità che, per fare un parallelo, meteorologico sarà alla pari tra reale e percepita.

Marco Sacco, Chef presso Piccolo Lago di Verbania
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