Definiamo questi indirizzi classici, includendo nella categoria ristoranti stellati e trattorie, non per caricare queste attività di aggettivi onerosi o per sminuire la componente innovativa che li caratterizza (che al contrario, è un elemento chiave, e approfondiremo anche questo) ma per fornire un’immagine immediata di cosa e chi stiamo parlando. Per noi i ristoranti classici sono quei punti fermi, da segnare con postille rosse sulla mappa geografica, in cui non si è perso il senso della nostra cucina, il valore dell’ospitalità, la misura del buono. Sono quelle tavole a cui chiunque si definisca divulgatore o appassionato di cultura gastronomica dovrebbe sedere almeno una volta nella vita per capire, assaporare, stupirsi, della qualità della ristorazione italiana. Per coglierne il senso più autentico e duraturo. Dal Pescatore a Runate, dalla famiglia Santini, al San Domenico di Imola, da Romano a Viareggio, sono solo alcuni degli esempi di questo felice, e fortunatamente anche lungo, elenco. In questi indirizzi si suonano da anni vere e proprie sinfonie di ottima, anzi eccelsa, ospitalità e cucina. Si intonano esperienze piacevoli e indimenticabili, ciascuna cucita sul singolo cliente, sia esso italiano o straniero, senza distinzione alcuna. Sono quelle tavole in cui viene facile perdersi e ritrovarsi nel puro godimento di un pranzo o una cena perché tutto risulta al suo posto, armonico e fluido, nonostante i passaggi generazionali, le abitudini che cambiano, le tecniche che si affinano. Anche gli intoppi - sì anche loro non sono esenti - vengono gestiti con competenza e padronanza al punto da risultare impercettibili. Quali sono i fattori vincenti e convincenti di questi luoghi di ristorazione?