La domanda non è di quelle di poco conto: i cambiamenti climatici che il nostro pianeta sta conoscendo finiranno col mettere a rischio anche il nostro pane? Si è parlato proprio di questo a “Progettare il frumento del futuro: la qualità di oggi, raddoppiando la produzione nel rispetto dell’ambiente”, l’evento che lo scorso 2 luglio ha inaugurato i ‘Giovedì della ricerca’, un ciclo di 12 appuntamenti aperti al pubblico, organizzati dal Crea a Expo, presso la Lounge Mipaaf, Cardo Sud.
Il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, infatti, sta studiando come salvaguardare il grano (e quindi il nostro pane e la nostra pasta) dai cambiamenti del clima, adeguandone al tempo stesso la produzione ai fabbisogni di una popolazione mondiale in costante crescita. In particolare, i ricercatori del Crea hanno anticipato le future condizioni climatiche direttamente sulle piante di frumento, creando la concentrazione di anidride carbonica prevista nei prossimi decenni, attraverso strumenti di calcolo e infrastrutture sperimentali. I risultati hanno evidenziato da un lato un generale incremento di produttività e di biomassa vegetale, quale conseguenza dell’effetto fertilizzante della CO2, ma, dall’altro, un decremento del
contenuto proteico, un fattore, questo, che potrebbe avere serie ricadute negative sulla qualità del frumento duro, soprattutto in termini di tenuta della cottura.
Va evidenziato, però, che le risposte delle piante sono state differenti in base alla loro varietà. Proprio per questo, grazie a un lavoro di miglioramento genetico fondato su quanto emerso finora, se ne potrebbero allora mettere a punto di nuove, in grado di sfruttare al meglio l’aumento della CO2 atmosferica, limitando al contempo l’impatto negativo sulla qualità del prodotto.
Grazie a questi esperimenti è stata inoltre possibile una valutazione delle tecniche di gestione più idonee, adottabili già oggi per preparare le piante di domani. Del resto, prevedere l’impatto del clima sulla crescita e sulla produzione del frumento consentirà sia alla genomica che all’agronomia di avere mezzi più efficaci per riuscire a sfamare i 9 miliardi di persone che nel 2050 abiteranno il pianeta. E, allo stesso tempo, permetterà di tutelare la qualità di pasta e pane, che dal frumento derivano direttamente.
Mariangela Molinari