Il nostro percorso alla scoperta delle uve da tavola prosegue serrato in questo laboratorio a cielo aperto, dove ogni tre/quattro viti cambia la varietà. Il coinvolgimento va crescendo via via che si acquisiscono elementi per fare confronti, approfittando di avere tutto a portata di mano.
Mangiare l’uva direttamente dalla pianta è un privilegio che non ha pari anche perché come dice saggiamente Marilena, “qui non l’ha ancora manipolata nessuno, e conserva intatta quella patina di microrganismi che vanno ad arricchire la nostra flora intestinale. Inoltre la si può gustare al massimo della sua freschezza”.
Proseguiamo con un’altra varietà antica, la Regina che “quando la metti in bocca – osserva Marilena – si apre come un cioccolatino che sprigiona sapori di fiori e frutti bianchi. Accanto troviamo la Regina dattero, che, come suggerisce il nome, ha l’acino a forma di dattero. È croccante e ha un leggero sentore di moscato. Questo invece è Moscato d’Amburgo, ulteriore varietà antica. Assaggia e fai caso a come esce la cannella e il chiodo di garofano. È un’uva speziata. Quest’altra è la varietà Cardinale, acidula, senza semi, con acino grosso. Perfetta da mettere sotto spirito oppure da fare una torta, con la stessa ricetta della torta di mele. Qui trovi la varietà Italia, con acini grossi e aromatica. Sa di moscato”.