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Altre buone pratiche di orientamento scolastico

29/03/2023

Altre buone pratiche di orientamento scolastico


Sono tante le scuole in tutto lo Stivale che stanno seguendo questa rubrica. La conferma ci arriva anche dai riscontri, dalle mail che giungono in redazione, a rinforzo di quanto pubblichiamo.
Ha colpito l’idea di open year messo in atto dal dirigente Roberto Franca dell’istituto alberghiero Santa Marta di Pesaro: altri dirigenti, suoi colleghi, ma anche docenti che si occupano di orientamento ne hanno riconosciuto la bontà. Quel margine di autonomia che è dato a ogni singola scuola consente di operare cambiamenti dal basso, se lo si vuole. 
A noi di sala&cucina sta l’individuare le migliori pensate e divulgarle, stimolando il pensiero (e magari l’azione) di chi legge.
Senza attendere fumate bianche c’è chi sta già facendo qualche innesto in queste scuole. L’intraprendenza di certi dirigenti parla chiaro.

La valenza educativa di scuola e comunità locale
Alla scuola tutta, quindi non solo il personale docente ma anche tutti coloro che vi lavorano, dal dirigente al personale ATA (personale amministrativo, tecnico e ausiliari) DSGA (servizi generali e amministrativo contabili), è riconosciuto un ruolo educativo, oltre che formativo.
E sappiamo bene quale sia la valenza di tutto ciò ai fini di una crescita equilibrata e illuminata dei ragazzi.
A questo proposito ci è piaciuto il Progetto accoglienza che l’istituto alberghiero G.Varnelli di Cingoli (MC) riserva, come una sorta di abbraccio, agli studenti delle classi prime.
“Ogni anno - spiega Paola Ippoliti, docente di scienze degli alimenti e responsabile dell’orientamento - pensiamo a un luogo in cui, in apertura d’anno scolastico, far vivere ai nuovi iscritti (due classi alla volta) un’esperienza di due giorni con incluso un pernottamento in camerate, perché rompano il ghiaccio fra loro e sperimentino uno stare insieme a stretto contatto. Quest’anno abbiamo scelto una casa colonica demaniale ristrutturata dalla Regione Marche, posta su un altipiano, in località Smorze. Un’esperienza immersiva in un luogo incantevole che, attraverso un’escursione guidata nei boschi tra vegetazione, leggende e folklore locale e una cena preparata dagli studenti degli ultimi anni, ha voluto declinare il concetto di cura, sia in senso personale (cura verso sé e verso l’altro in un contesto di convivenza comune) che nei confronti dell’ambiente circostante. L’aspetto ulteriormente positivo è stato l’incontro, in apertura di esperienza, con il sindaco, le autorità, le istituzioni di questo piccolo borgo, Cingoli, definito balcone delle Marche per l’incantevole visuale di cui gode e pure tra i borghi più belli d’Italia, dove la scuola è diffusa in più strutture e dove la comunità locale sortisce il ruolo di comunità educante, nel senso che si prende sistematicamente a cuore di questi ragazzi in movimento per le vie del borgo e per certi aspetti li controlla pure”.
 

L’approccio educativo globale di convitti e scuole-albergo ben gestiti
A Cingoli, giusto per la particolare posizione geografica, sono molti i ragazzi a beneficiare del convitto che con i suoi educatori e la ricchezza di attività extra, dai corsi con la Croce Rossa alla danza classica, rappresenta per loro un’importante occasione di maturazione personale, grazie a un approccio educativo che possiamo definire globale.
“Se resisti, perché di fatto si tratta di un tempo intensivo - riflette il vice preside Leonardo Lippi - hai tutti gli strumenti per crescere”. E, aggiungiamo noi, per rinsaldarti nella tua scelta.
Il convitto non è certo replicabile con uno schiocco di dita, chi ne è dotato dovrebbe almeno non bruciare l’occasione di gestirlo al meglio.
 

Leonardo Lippi, vicepreside Istituto alberghiero G.VarnelliLeonardo Lippi, vicepreside Istituto alberghiero G.Varnelli
Sull’appennino modenese, per la precisione a Serramazzoni, troviamo addirittura una scuola-albergoIAL-scuola alberghiera e di ristorazione di pertinenza della Regione Emilia Romagna,
che funziona a 360° come un albergo, con un suo comparto di accoglienza/gestione delle camere e gestione dei servizi ristorativi. Qui i ragazzi si alternano nei ruoli di “gestori” (lavoro) che di “clienti” (apprendimento). Una simulazione d’impresa a tutti gli effetti.
“ Ma ciò che caratterizza in assoluto l’esperienza nella nostra realtà – spiega Giovanna Cammelli, direttrice di IAL-scuola alberghiera e di ristorazione – è la capacità di realizzare un progetto educativo intero, globale, che va oltre il senso di insegnare un mestiere. Prenderci cura dei ragazzi, valorizzare le loro attitudini, sostenerli, accompagnarli nel loro percorso di crescita in cui devono interpretare un ruolo attivo, col privilegio – in questo senso- di trascorrere molte ore con loro. Questo è per noi il compito più importante”.
Il risultato è che a questa scuola vi attingono volentieri fior di chef, perché riconoscono in questi ragazzi una disciplina e una tenacia che molto li aiuta nel mestiere. E stiamo parlando di una scuola di formazione professionale, non di un istituto alberghiero, per chi ancora sta a inseguire le differenze che, è caso di dirlo, ai fini del mestiere non sono percettibili, se l’impianto scolastico è buono.
Giovanna CammelliGiovanna Cammelli

L’orientamento in itinere
Ora entriamo nel merito dell’alternanza scuola-lavoro (oggi denominata percorsi per le competenze trasversali e per l'orientamento, c.d. PCTO), che altro non è che quel monte ore, spalmato sui diversi anni scolastici, in cui gli studenti sono chiamati a fare esperienze “sul campo”.
A parte gli immancabili stage in azienda, ci sono  iniziative  - più o meno strutturate - ad opera della scuola stessa, che hanno la stessa valenza di far sviluppare competenze in situazione.

Ristoranti didattici aperti al pubblico
La formula del ristorante didattico è stata adottata da sempre più scuole, nel corso degli anni.
Si tratta perlopiù di simulazioni ad uso interno (i ragazzi stessi, i docenti, qualche ospite esterno sono i clienti) che rappresentano comunque un buon esercizio per gli studenti.
Tuttavia c’è anche chi decide di aprire ad un pubblico esterno. E qui la cosa si fa molto interessante.
È il caso del ristorante e bar didattico di Cingoli, aperto a pranzo tre giorni la settimana a lavoratori, docenti di altre scuole, in una parola esterni “Ci tengo a specificare – sottolinea il vice-preside Leonardo Lippi – che coinvolgiamo pure gli studenti di terza, “freschi” di scelta di indirizzo (del resto già dal primo anno li caliamo nella pratica). E già dal terzo anno facciamo attenzione a mantenere insieme le ore di pratica nell’organizzazione dell’orario,  creando una sorta di blocco pratica, quindi cinque ore consecutive per la gestione del ristorante, anziché due ore al lunedì e due al martedì. In realtà già nel primo e secondo anno creiamo dei mini-blocchi pratica”.
Il ristorante didattico rappresenta certamente il fiore all’occhiello della scuola alberghiera di Cingoli, che peraltro ha periodicamente la soddisfazione di vedere raccogliere importanti riconoscimenti ai propri studenti. Tra gli ultimi ben tre titoli al prestigioso concorso fra gli alberghieri d’Europa, A.E.H.T.: 1° classificato caffetteria, 1° classificato pasticceria e 3° classificato accoglienza turistica, unico istituto italiano ad avere fatto una simile incetta!

Anche il modello scuola albergo di Serramazzoni contempla un ristorante didattico, aperto al pubblico, una sorta di ponte fra quello che accade tra l’impresa simulata e il mondo esterno. Qui gli studenti possono sperimentare e potenziare l’apprendimento in una dimensione lavorativa vera e propria e ne avvertono tutto il coinvolgimento. All’accoglienza dell’ospite è riservata un’attenzione particolare. I clienti, dal canto loro, sanno che si troveranno di fronte a giovani in formazione.
Ciò che viene proposto sono serate con menù a tema o serate in occasioni di eventi, rigorosamente al termine di una giornata di scuola, quindi un bell’impegno extra per i ragazzi.
 
Ristorante Didattico al CingoliRistorante Didattico al Cingoli

Le reti di scuole
Le reti fra scuole non possono essere che fruttuose, se non altro perché unendosi si acquisisce più forza. Un ottimo modello è rappresentato dalla Rete Progetto Made in Italy, di cui abbiamo già scritto tempo fa, ma merita una rinnovata citazione. Nata da un nucleo di istituti (F.Datini” di Prato - PO-, “A.Moro” di S.Cesarea Terme -LE-, “Levi-Montalcini” di Acqui Terme -AL-, poi “Tor Carbone” di Roma -RM- ) per  far conoscere  le caratteristiche turistiche e le specialità culinarie  italiane nel mondo, raggruppa oggi 21 scuole e conta numerose missioni  tra Vietnam, Hong Kong, e Thailandia, Malesia e SingaporeGuangzhou, Giappone, Uzbekistan e poi Canada, Washington e Miami, Brasile, Mexico City, Martinica ed Etiopia... esperienze impagabili per gli studenti. Ma potremmo parlare anche della rete di alberghieri dell’ittico.


I CTS
Infine vogliamo lasciare un ultimo spunto di riflessione: ormai da diversi anni c’è una possibilità prevista per ogni scuola, quindi non obbligatoria, di istituire al proprio interno un Comitato tecnico scientifico (CTS) presieduto dal Dirigente scolastico e formato, in composizione paritetica, da docenti interni, imprenditori, rappresentanti del mondo del lavoro e delle professioni, docenti qualificati nella Ricerca Scientifica e Tecnologica, rappresentanti degli Enti Locali. Il CTS non è un soprammobile o una voce da spuntare nell’elenco dei “ce l’ho”, ma piuttosto uno strumento per fare programmazioni inerenti ai bisogni del mercato.
Sempre più ai singoli istituti è chiesto di raggiungere obiettivi lasciando loro facoltà di come farlo. E anche questa è una verità da cui non ci si può esimere. 

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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