Orientamento in ingresso: gli open year
Giusto questo fatto della migrazione da altre scuole che si perpetra ormai da anni, ha fatto maturare al dirigente dell’alberghiero di Pesaro e al suo staff il pensiero di provare a intercettarli prima questi ragazzi, mentre stanno frequentando le alle scuole medie (scuole secondarie di primo grado), per aumentare il numero di iscritti.
“Ci siamo detti- ci racconta Roberto Franca - che senza fermarci agli open day potevamo fare gli open year, cioè la scuola aperta tutto l’anno. Non è stato semplice predisporre “l’impianto” nel senso di tararci su questa nuova frequenza: siamo partiti quattro anni fa col progetto, diventando operativi da due anni a questa parte. In sostanza, a maggio dell’anno che precede il nuovo anno scolastico, ci proponiamo direttamente alla scuola media con un’offerta didattica, precisamente una serie di progetti della durata di un anno, i cosiddetti “compiti di realtà” (o UDA, unità di apprendimento). Questi altro non sono che pacchetti pluridisciplinari - e ciò di solito è molto gradito - fra cui ogni classe sceglierà il suo (potrebbe essere la preparazione di un pacchetto turistico, oppure un percorso che riguarda più l’alimentazione magari la tipicità di un paesino dell’entroterra...) che servono per la certificazione delle competenze. I programmi ministeriali infatti non esistono più, ci sono solo traguardi di competenza. Questo vale sia per la scuola media che per quella superiore (scuola secondaria di secondo grado), dove vengono coinvolte la classe seconda dell’una e dell’altra, in una sorta scambio continuo, gemellaggio, fra gli studenti. La cosa interessante è che non proponiamo qualcosa di più ma ci integriamo nel programma di quella classe per quell’anno. In tutto questo il ruolo dei prof è quello di registi: quelli delle medie intanto comprendono pure come la scuola alberghiera sia una scuola del fare, dove si studia in modo diverso, facendo esperienza. Un altro aspetto positivo degli open year è che si rivolgono ad intere classi, non a studenti già selezionati, come ci capitava negli open day, dove magari incontravamo solo cinque studenti”.
La riflessione del dirigente si fa ancora più interessante quando ci confida un suo intento che si collega all’orientamento finale: “Quello che mi manca, e ci sto lavorando su, è coinvolgere in questi compiti di realtà gli operatori di settore magari anche locali (ristoratori, albergatori...). Io gliel’ho detto più volte: inutile che veniate a fare i discorsi all’interno della scuola alberghiera, non servono. I ragazzi sono già lì, il problema è che sono pochi, noi dobbiamo farli entrare all’alberghiero! Voi mi dovete dare una mano con le scuole medie, quindi anche con i genitori... però, per favore non cominciate a lamentarvi. Dovete trasmettere la passione e la bellezza di fare questa professione, se no diventa un effetto boomerang. Ecco, questo diventa un orientamento anche per il dopo”.