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Da Berto, la trattoria di montagna

17/07/2023

Da Berto, la trattoria di montagna

Cosa fa di un ristorante o di una trattoria un luogo amato? I giudizi delle guide? I piatti buoni? Le persone che vi lavorano? La storia? O tutte queste cose insieme? Una risposta puntuale e precisa non la si potrà mai trovare ma quando, intorno a te, nei tavoli che ti circondano, vedi persone felici, senti profumi semplici ma di grande impatto, ascolti le parole positive che si dicono mentre parlano dell’oste o del cuoco, non vedi l’ora che ti arrivi il piatto che hai ordinato per trovare o meno conferma.

Mi aspettavo di star bene Da Berto, avevo affrontato apposta il viaggio sull’Appennino parmense; appena prima di sedermi a tavola ero andato a pochissimi chilometri dalla trattoria, al museo all’aperto realizzato da Walter Madoi a Sesta inferiore per aggiungere cultura e arte al viaggio. Un luogo in parte dimenticato che racconta, sulle pareti delle case, la vita, le persone, il parroco che avevano abitato quel paese negli anni in cui ci visse l’artista.

Un murales di Walter MadoiUn murales di Walter Madoi

Appena entrato Da Berto l’accoglienza era esattamente come deve essere in una trattoria sulle montagne: serena, sorridente, attenta all’ospite. Giorgio, il figlio di Berto, fondatore nel 1966, è l’oste che vorremmo incontrare ogni volta che entriamo in un locale. Ma non è solo lui così. Al tavolo una ragazza ha raccolto l’ordine, mi ha portato il primo piatto che avevo scelto, sempre con la grazia di chi sta lavorando con passione: tortelli di patate che sapevano davvero di patate, se ne avvertiva il sapore inconfondibile di patate di montagna! Così per il resto del pranzo!

La preparazione dei tortelli di patateLa preparazione dei tortelli di patate

Fino all’arrivo del cuoco, Mauro Maini. Ascoltarlo è stato un assoluto piacere: mi ha parlato della sua carriera, della sua figlioletta Sole appena nata, del suo ritorno su queste montagne dove lui è nato. 

 

Dopo diversi anni nelle cucine di Antichi Sapori a Parma, il ristorante di Davide Censi, un passaggio al D’O di Davide Oldani, amicissimo di Censi, alcune altre esperienze minori, Mauro ha deciso di ritornare Da Berto, la trattoria fondata da suo nonno.

La sala interna della trattoriaLa sala interna della trattoria

 

“Sono entrato in cucina e ho trovato una situazione di vecchio stampo: ricette della tradizione, grandi quantità di porzioni, abitudini che cozzavano con le mie precedenti esperienze. Mia nonna che non cedeva di un millimetro dalle convinzioni di una vita. Ho voluto introdurre nuove ricette ma, dalla sala, non arrivava il segnale che speravo. Le persone venivano Da Berto per quelle ricette, per la mano di mia nonna Maria e delle signore che l’aiutavano. E lì ho capito, ho fatto un passo indietro, ho dato valore alla storia di questo locale, all’impegno profuso dai miei nonni, da mio cugino Giorgio, e l’unica cosa che ho scelto di fare è stata quella di alleggerire le dosi e tenere alcune piccole novità in carta, ad esempio il dolce che ho dedicato a mia figlia” racconta Mauro e mentre lo fa, quando arriva a sua figlia, gli occhi luccicano d’amore.

 

Se c’è una cosa bella nella vita è incontrare persone disposte a ricredersi, a cambiare opinione, a capire il valore del passato e avere la capacità di trasmigrarlo nel futuro. Questo ho imparato da Mauro Maini, un ragazzo grande e grosso con un cuore da bambino!

Da sinistra in piedi: Sonia Pioli, Adriana Tramalloni, Graziella Tramalloni, Giorgio Tramalloni (titolare), Donatella Coppi, Mauro Maini (chef) Da sinistra seduti: Monica Faggi, Maria Virginia Maestri, Alberto Tramalloni, Matteo TramalloniDa sinistra in piedi: Sonia Pioli, Adriana Tramalloni, Graziella Tramalloni, Giorgio Tramalloni (titolare), Donatella Coppi, Mauro Maini (chef) Da sinistra seduti: Monica Faggi, Maria Virginia Maestri, Alberto Tramalloni, Matteo Tramalloni

Da Berto, ne sono certo, di futuro ce ne sarà ancora tanto. Ci sono i figli di Giorgio, Alberto e Matteo, che già aiutano in cucina e in sala, ci sono ancora le donne con la loro naturale sapienza gastronomica, c’è un cuoco che ha scelto la fatica di lavorare in un posto sperduto al posto della facile fama che può arrivare in città. C’è soprattutto l’amore che viene dalle persone e dalle tante parole positive che descrivono l’esperienza Da Berto, a cui si aggiungono anche le nostre. Sincere!

Alla fine del pranzo, a due chilometri dalla trattoria, ho scoperto un altro borgo degli artisti: sempre a Mossale alta, una piccola frazione di Corniglio, che ha ospitato artisti per dipingere splendidi murales sui muri delle case e delle stalle.

Locandina Borgo degli ArtistiLocandina Borgo degli Artisti

Da Berto, dopo che lo sguardo si è riempito della bellezza dell’arte, diventa il posto ideale per completare il viaggio: qui la bellezza è nel cibo e nelle persone.

 

 

Da Berto

Strada Lagosanto, 23

43021 Corniglio (PR)

Tel. 0521 889120

a cura di

Luigi Franchi

La passione per la ristorazione è avvenuta facendo il fotografo nei primi anni ’90. Lì conobbe ed ebbe la stima di Gino Veronelli, Franco Colombani e Antonio Santini. Quella stima lo ha accompagnato nel percorso per diventare giornalista e direttore di sala&cucina, magazine di accoglienza e ristorazione.
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