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Conoscete Sój a Parma?

28/02/2022

Conoscete Sój a Parma?

Un affaccio timido, in una delle zone più intime e belle di Parma, ha dato il tempo a Sój, un ristorantino tutto da raccontare, di affermare in soli sei mesi una personalità decisa, a tal punto da far pensare alla nascita di un nuovo format.
Nulla di esotico, il nome stesso è squisitamente parmigiano, dialettale per la precisione, e significa bigoncio. Ma è l’espressione “Mi a són pien cme ‘n sój” (sono pieno come un bigoncio) che si usa dopo aver trascorso una bella serata, godereccia e conviviale, a spiegare il senso della scelta. Ecco, la convivialità, focus di questo modello, come vedremo.

Soj, in Borgo del Parmigianino, a ParmaSoj, in Borgo del Parmigianino, a Parma

Non occorre prepararsi a vivere questa esperienza, cercando di carpire informazioni anticipatamente.
È calandocisi dentro che se ne scoprono le peculiarità.
Non aspettatevi di trovare un locale vistoso, di quelli che si intravedono già a distanza, ma tutt’altro: dovrete cercare voi stessi due occhi di vetrina senza un’insegna esposta all’esterno ma posizionata all’interno. Entrando trovate un unico ambiente, misurato ed essenziale nell’arredo ma luminoso, in cui convivono una cucina a vista, due tavoli al banco e quattro in sala, per una capienza di 16 posti a sedere. Due, soltanto due, le professionalità: Federico Capocasa ed Eugenio Restivo, entrambi patron e chef e pure tutto il resto. Sì, avete compreso bene. Non ci sono camerieri, neanche lavapiatti e personale delle pulizie, per la precisione. È immaginabile quindi che l’intero impegno di quell’attività sia a carico di due persone, che dobbiamo iniziare a definire come molto organizzate.

La piccola sala di Soj, sedici copertiLa piccola sala di Soj, sedici coperti

È il lockdown a fungere da collettore di idee di questo nuovo modo di fare ristorazione. Federico Capocasa, che ha già avuto un suo locale - Itaj-  a Porto S.Elpidio (FM), e ha approfittato di ogni bassa stagione per fare tirocini in altri ristoranti, ha da poco terminato l’esperienza con Michele Biagiola di Signore te ne ringrazi, e in quest’anomala fase di fermo - per cui è rientrato nella sua Parma - inizia ad elaborare una sua idea di ristorazione.
Ad ispirarlo è un recente viaggio in Giappone dove rimane letteralmente affascinato dagli izakaya, piccoli luoghi raccolti, intimi, creati per rilassarsi , dove si beve bene e si mangia meglio attorno a un grande bancone centrale e con pochi tavoli intorno.
“Non sono state le idee culinarie, gli ingredienti e le tecniche -racconta Federico – a far breccia su di me ma il tempo, il momento conviviale che trascorri in un simile luogo. In più fremevo per concretizzare quella nuova visione di cucina maturata nell’esperienza con Michele Biagiola”.

Federico condivide queste prime idee con Eugenio, che già ha lavorato con lui a Sant’Elpidio, e, in quella fase, è alle prese con il ristorante il Pesciaio a San Martino in Rio (RE). Insieme continuano a dare forma al progetto.
La pandemia, non ancora risolta, ha indebolito il mondo della ristorazione. Ci vuole un bel coraggio a fare progetti, ma l’importante è essere il più assennati possibile. L’idea di aprire un ristorante classico, dotato di tutto il personale del caso, in quel periodo appare ai due amici anacronistica.
“Meglio che puntiamo solo su noi due. -  si dicono - Oltre a cucinare, serviremo personalmente le pietanze, che è sì un modo per contenere le spese ma anche una soluzione informale, come vuole essere l’atmosfera che intendiamo creare”.

Tartare di trota, beurre blanche, barbabietola e acetosellaTartare di trota, beurre blanche, barbabietola e acetosella

Parma, città di adozione di Federico, è il luogo prescelto. Una pinacoteca cede il posto al nascente ristorantino, allestito in modo minimale perché più agevole da gestire, ma di gusto. La cucina a vista è certamente il cuore, Federico ed Eugenio catturano nel loro elaborare, con grande sicurezza, piatti piacevoli anche esteticamente.
I due tavoli al banco sono come una prima a teatro, e se si provano una volta poi si chiede di tornare, e gli altri pochi tavoli sono una promessa (che puntualmente viene mantenuta) di condivisione, anche se con altri commensali non ci si conosce. Certe sensazioni vanno solo provate, insieme a una cucina che mira far diventare il mondo vegetale sempre più protagonista o tutt’al più dello stesso peso, potremmo dire dignità, della carne.
Benvenuto a Parma, Soj! 


Soj 

Borgo del Parmigianino, 26,
43121 - Parma PR
320 264 4207


 

a cura di

Simona Vitali

Parma, la sua terra di origine, e il nonno - sì, il nonno! - Massimino, specialissimo oste, le hanno insegnato che sono i prodotti, senza troppe elaborazioni, a fare buoni i piatti.
Non è mai sazia di scoprire luoghi e storie meritevoli di essere raccontati.
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